venerdì 2 gennaio 2015

ZINGALES: IL MANIFESTO DELLA PEGGIOCRAZIA




I giornali e i notiziari di questi ultimi anni ci stanno facendo cadere in uno stato di profonda depressione, come sempre capita all’uomo quando si sente inerme contro l’incognito che incombe con i suoi misteri, pronto a pennellare col colore del buio un presente incerto e un futuro prevedibilmente drammatico.
Ci dicono che tutto dipende dalla crisi della finanza internazionale e, per quanto ci riguarda, di quella italiana. In realtà credo che la disfatta è non solo economica ma anche politica e morale.




 “ Se l’Italia non cresce – dice Zingales – se è a rischio di default, è perché l’Italia è stata fin qui governata dai peggiori. Non i mediocri, i peggiori. 
Il nostro Paese si è trasformato in una peggiocrazia. In Italia manca una cultura del merito perché manca una cultura della legalità. Se io, politico (capo di partito o capo di governo), voglio ottenere dei benefici o dei favori che non mi competono, non nomino un candidato competente, ne nomino uno fedele




Se io, imprenditore, voglio assicurarmi che le mie tangenti, le mie evasioni fiscali, i miei intrecci col potere politico non vengano rivelati, non scelgo il manager migliore, ma quello più fedele. E non c’è persona più fedele del buono a nulla, che non ha alternative. Il clientelismo politico e l’economia sommersa hanno creato la peggiocrazia.
Questo il motivo per cui in Italia si trovano le migliori segretarie e i peggiori manager. In un sistema che non premia il merito, molte persone, molte donne che avrebbero le capacità di essere manager sono confinate al ruolo di segretarie, mentre i posti dirigenziali sono affidati a chi è ben introdotto, anche se spesso incapace. Questo clientelismo è il motivo per cui il nostro Paese si trova in una profonda crisi.
Nella competizione globale vince il migliore, non il compare, il raccomandato politico o il figlio di papà.
Come uscirne? Non è facile. Abbiamo bisogno di una terapia d’urto. Laddove non esiste la fiducia in un sistema meritocratico, tutti investono in raccomandazioni e nessuno investe in capitale umano. Il clientelismo genera clientelismo. Dobbiamo spezzare questo circolo vizioso. Per farlo è necessario un pacchetto congiunto di proposte: alcune che creino i meccanismi per una selezione meritocratica, altre – ancora più importanti – che creino le condizioni affinché convenga a politici e imprenditori scegliere in base alla conoscenza e non alle conoscenze”
Forse Zingales non ha fatto sconti pur avendo potuto, forse le eccezioni nella peggiocrazia si disperdono come le lucciole a primavera, forse dovremmo discutere su questi concetti che non sono innovativi ma di certo, da qualche parte d’Italia, appaiono ancor più rivoluzionari.

Nel 2003 ha vinto il premio Bernácer per il miglior giovane economista europeo.
È editorialista per il Sole 24 Ore e ha una rubrica sul settimanale L'Espresso. Siede, come amministratore indipendente, nel consiglio di amministrazione di Telecom Italia. Nel 2012 è stato inserito nella lista redatta dalla rivista Foreign Policy dei 100 pensatori più influenti al mondo, unico italiano presente oltre al Presidente della BCE Mario Draghi. È stato nominato dal Governo Renzi nel nuovo C.d.A di ENI.